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Un cerotto vecchio più di 80 anni

Mentre guardavo qualche settimana fa un documentario sulla propaganda fascista mi è venuto in mente un altro episodio accaduto a Milano poco tempo fa…

Sicuramente avrete capito che si tratta dell’aggressione a Silvio Berlusconi ad opera di Massimo Tartaglia lo scorso dicembre 2009. Quando Berlusconi uscì dall’ospedale lo abbiamo visto con un bel cerotto sul naso. Quando qualche settimana fa, guardando “La Grande Storia” su Raitre, mostrarono le immagini di Mussolini con un cerotto sul naso dopo che era stato colpito da un proiettile (l’evento accadde nel 1926 mentre il dittatore usciva da Palazzo Chigi e Violet Gibson, una turista irlandese, gli sparò con la pistola) l’associazione di idee mi saltò subito in testa. E aggiungiamo che, come in quel caso, Berlusconi perdona l’aggressore.

Non mi interessa tanto l’aspetto complottistico o del ripetersi della storia, se così possiamo chiamarlo (anche perchè il poeta Luzi ne parla in toni più convinti), quanto l’aspetto malato del leader. L’attuale Presidente del Consiglio non è nuovo a questo tipo di uscite. Lo ricordiamo con la famosa “cacarella” durante un consiglio europeo a Barcellona nel 2002, quando ebbe un malore durante un comizio elettorale a Montecatini, quando confessò la lotta (vinta) contro il cancro alla prostata e via dicendo.

La sua permanenza in ospedale, il cerotto, i suoi interventi al telefono ai congressi del PDL dopo l’operazione fanno parte di una “storia” costruita ad hoc per incorniciare l’aggressione. Dietro quel lancio del Duomo in miniatura, la ferita, il sangue sul viso, la sua uscita dall’ospedale con il volto incerottato dopo alcuni giorni di suspense, si inseriscono diverse “storie” secondarie facente parti di un discorso che già era stato scritto dal momento dell’aggressione.

E questo non perchè ci sia qualche somiglianza con l’aggressione a Mussolini ma perchè rientra proprio nel concetto di leaderizzazione della politica dove il leader soffre, annaspa, si ammala, scompare crea un alone di mistero attorno a sé ma alla fine ne esce vincitore trionfante contro il male (oggi va di moda “l’odio e l’invidia”, potremmo dire).